Cercola, voto di scambio politico-mafioso: 7 arresti
Scritto da Valentina Ripa il 6 maggio 2024
Nel maggio del 2023 la democrazia è stata messa all’asta a Cercola, in provincia di Napoli: a scoprire il voto di scambio politico-mafioso alle ultime elezioni amministrative sono stati i carabinieri, che coordinati dalla Dda hanno notificato sei arresti in carcere e uno ai domiciliari, tra i quartieri Ponticelli e San Giovanni a Teduccio di Napoli e la frazione Caravita del comune di Cercola. L’inchiesta è stata illustrata dal procuratore di Napoli Nicola Gratteri, il quale ha fatto notare come l’attività del suo ufficio inquirente si sia concentrata su una tipologia di reato “che indigna l’opinione pubblica e anche gli addetti ai lavori”.
Per gli investigatori, a Cercola, tra la prima tornata elettorale del 14 e 15 maggio 2023, e il successivo ballottaggio del 25 e 26 maggio, la camorra (in particolare i clan Fusco-Ponticelli e De Micco-De Martino, legati al potente cartello malavitoso dei Mazzarella) si è adoperata per favorire alcuni candidati, malgrado ciò comunque non eletti. A far scattare l’inchiesta dei carabinieri e dei pm Henry John Woodcock e Stefano Capuano è stata la Polizia Locale a cui è sembrato sospetto che la figlia di un boss ergastolano, all’epoca rappresentante della lista “Europa Verde”, si fosse recata nell’ufficio elettorale comunale con decine di deleghe, alcune rivelatesi false, con le quali intendeva ritirare una trentina di tessere elettorali per conto di altrettanti cittadini che ne avevano dichiarato lo smarrimento.
Agli indagati viene contestato, a vario titolo, lo scambio elettorale politico mafioso e i reati, anche questi in forma aggravata, di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, detenzione e porto in luogo pubblico di arma comune da sparo. Tra gli arrestati figurano anche una candidata a consigliera comunale, all’epoca iscritta nella lista Europa Verde, che si sarebbe accordata con la camorra: attraverso il padre e il fratello, (anche loro arrestati, il primo ai domiciliari), avrebbe versato 1.800 euro in cambio di un pacchetto di una sessantina di voti.
La compravendita di voti però non ha dato i suoi frutti: i candidati appoggiati dalla camorra non sono stati eletti, malgrado l’esborso e il controllo esercitato da alcuni rappresentanti di lista vicini alle organizzazioni criminali.